Home » Articoli » Live Review » Young Jazz 2015

Young Jazz 2015

By

Sign in to view read count
Young Jazz 2015
Foligno
20-24.05.2015

Giunto all'undicesima edizione, lo Young Jazz Festival si conferma il massimo appuntamento italiano dedicato ai giovani talenti del jazz internazionale, in una logica che privilegia le sperimentazioni e le nuove tendenze.
Accanto alle consuete aperture al contesto cittadino e al sociale (con la mostra "Migranti per forza" più appuntamenti teatrali e cinematografici) l'edizione di quest'anno ha inaugurato la collaborazione con il Bimhuis di Amsterdam, per uno scambio di musicisti che andrà avanti nel tempo. Con la consueta direzione artistica di Giovanni Guidi, la programmazione jazzistica è entrata nel vivo giovedi 21 maggio per concludersi sabato 24: tre giorni densi d'iniziative, che hanno dovuto misurarsi con le pessime condizioni atmosferiche. La pioggia insistente ha costretto gli organizzatori a spostare i concerti pomeridiani all'aperto di sera al teatro ZUT, dilatando la programmazione fino alle due di notte. È stato questo l'unico inconveniente di un cartellone variopinto e stimolante, con molte ottime proposte. Ai vertici si sono collocati i trio di Beppe Scardino, il solo-concert di Dimitri Grechi Espinoza, l'XY Quartet e quello di Gabriele Cohen.

Vediamo con ordine. Dopo la fantasiosa esibizione all'aperto (in anticipo sulla pioggia) del gruppo Mâäk, storico collettivo d'avanguardia belga, la pianista slovena Kaja Draksler ha inaugurato lo spazio all'ex cinema Vittoria (ora ZUT) e la citata collaborazione con l'olandese Bimhuis. La pianista vanta un prestigioso curriculum accademico e ha offerto una pregevole esibizione di musica contemporanea, con composizioni che alternavano situazioni sperimentali (ampio uso del piano preparato) a momenti lirici o ritmicamente tumultuosi. Tutto molto rigoroso ma senza relazioni con l'estetica musicale afro-americana. Unica eccezione la suite finale ispirata a James P. Johnson e Jaki Byard.

Ha fatto seguito il sassofonista e clarinettista Gabriele Coen (con Luca Venitucci alla fisarmonica, Danilo Gallo al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria) in un viaggio musicale nel mondo di John Zorn, più qualche brano originale in coda. Com'è noto gli ultimi due CD di Coen sono stati prodotti dalla zorniana Tzadik Records di cui condivide l'estetica di fondo: coniugare il jazz contemporaneo con le tradizioni musicali ebraiche. In questo nuovo progetto ha reinterpretato il repertorio del sassofonista statunitense iniziando con alcuni brani dei Masada ("Lilin," "Masha," "Bith Aneth") e proseguendo con altri presi dai Naked City e dalla serie Book of Angels. Già partner dell'ottimo Luca Venitucci, Cohen ha incamerato nel progetto le due teste pensanti del collettivo Gallo Rojo, dando vita a un set avvincente, che alternava flessuosi episodi di sapore orientale ad altri ritmicamente serrati.

Ancora una pianista di taglio sperimentale, Pak Yan Lau, ha aperto il giorno seguente la lunga serata allo ZUT. Nata in Belgio, con radici familiari a Hong Kong, la giovane Pak è una fantasiosa assemblatice di suoni e rumori vari, ottenuti di preferenza con la cordiera del pianoforte. Il suo set è stato conciso e ricco di sorprese, in un turbinìo di assonanze e contrasti.
È seguito il noto compositore e chitarrista Teho Teardo in un progetto di sonorizzazione per tre cortometraggi di Man Ray: "Le retour à la raison," "L'etoile de mer" e "Emak Bakia" già presentato nei mesi scorsi in varie località italiane. Teardo ha eseguito le musiche combinando suoni acustici (Stefano Azzolina alla viola e Vanessa Cremaschi al violino) con le sue apparecchiature elettroniche e aggiungendo sul finale decine di chitarristi in una stordente esecuzione iterata. La combinazione tra sperimentazione musicale e filmica ha creato una suggestivo (ma anche eccessivo) spazio multisensoriale, basato sulla potenza evocativa del suono e delle immagini che spesso seguivano percorsi paralleli.

Dopo mezzanotte la platea dello ZUT ha assunto la fisionomia del club, ospitando il gruppo del chitarrista Marcello Giannini e il trio del sassofonista Beppe Scardino.
Il primo ha presentato brani da Frammenti, il suo debutto discografico da leader servendosi dell'organico base senza ospiti. Il percorso musicale è stato semplificato rispetto al ricco lavoro in post-produzione del disco con un'esaltazione del lavoro ritmico e del clima rock. Scardino guidava il trio con Andrea Melani alla batteria e Matteo Anelli al contrabbasso (momentaneamente al posto di Gabriele Evangelista) in una magistrale rilettura di brani del repertorio jazz: da quello iniziale di Ornette, "Antiques" a standard come "Ask Me Now" o "My Melancholy Baby." La formula del trio senza pianoforte è particolarmente congeniale al baritonista, che può esprimersi in piena libertà con assoli fervidi e ricchi di idee. La sera successiva, rientrato Evangelista, i tre hanno eseguito il repertorio originale del leader, privilegiando l'interplay collettivo.

Passiamo al giorno successivo con molto altro da raccontare.
Palpabile suggestione ha offerto il concerto in solo di Dimitri Grechi Espinoza. Il sassofonista ha presentato il progetto da poco pubblicato nel disco Angel's Blows inciso nel Battistero di S.Giovanni a Pisa. Una ricerca sul potere evocativo del suono dai chiari contenuti spirituali, che la magnifica acustica del Battistero ha reso irresistibile. In teatro, pur non potendo eguagliare quella dimensione, Grechi Espinoza ha stregato l'uditorio con la profondità del sound e l'arcano lirismo delle sue melodie.

Tra le proposte ascoltate in serata ricordiamo in particolare le due proposte che fondevano la dimensione acustica con quella sintetizzata: l'"Electric Tree" di Franco DAndrea (con Andrea Ayassot al contralto e Dj Rocca all'elettronica) e il duo di Enrico Zanisi al piano e Michele "Pardo" Pauli ai dispositivi elettronici. Il primo organico sembra ancora in via di assestamento: l'intesa tra D'Andrea e Ayassot è avvincente ma la dimensione elettronica stenta a coordinarsi in un percorso collettivo, privilegiando il ruolo di cornice. Più ricco e stimolante è apparso invece il duo Zanisi-Pauli. Lo storico fondatore dei Casino Royale è uno degli sperimentatori più fantasiosi nella scena tech (e quant'altro) italiana mentre Zanisi è l'acclamato enfant prodige del jazz nazionale. Se il pianista ha mostrato di saper essere creativo anche col rhodes, Pardo ha evidenziato duttilità e sensibilità.

Gli altri protagonisti della serata sono stati il batterista Federico Scettri (un tumultuoso happening percussivo che abbiamo apprezzato) e l'XY Quartet del sassofonista Nicola Fazzini e del bassista Alessandro Fedrigo. Completato dal vibrafonista Saverio Tasca e dal batterista Luca Colussi l'organico coniuga una musica d'alto rigore formale (tipica della musica contemporanea) con momenti jazzisticamente estroversi, caratterizzati dall'articolato supporto ritmico e dagli ottimi assoli di Fazzini e Tasca. Il connubio tra le radiose armonie del vibrafono e l'angolare eloquio del sax contralto è un'altra caratteristica saliente del quartetto. Il repertorio del concerto era tratto dal loro ultimo disco "XY" pubblicato da nusica.org.
Tra le molte altre iniziative a margine dei concerti, ricordiamo la presentazione del libro di Fabio Ciminiera "Il tempo di un'altro disco" e la proiezione del film "Benvenuto signor nessuno" di Tommaso Muzzi.

Foto
Roberto Cifarelli.

< Previous
Elevator Man

Next >
Always

Comments

Tags


For the Love of Jazz
Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

Near

More

Jazz article: Hiromi's Sonicwonder At SFJAZZ
Jazz article: Joel Frahm Trio At Scott's Jazz Club
Jazz article: Tony Miceli Quintet at Chris’ Jazz Café

Popular

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.