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Michael Mantler: The Jazz Composer's Orchestra (Update)
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All'indomani dei suoi settant'anni, compiuti il 10 agosto 2013, Michael Mantler ha voluto farsi (e farci) un grande regalo: ha "occupato" per tre sere (30/31 agosto e 1 settembre) il Porgy & Bess di Vienna con una venticinquina di musicisti al seguito e ha ridato voce alle partiture, debitamente rivedute e corrette, che quarantacinque anni prima (pescando peraltro da materiale risalente fino al 1963) erano confluite nel fondamentale The Jazz Composer's Orchestra, forte di personaggi leggendari quali Gato Barbieri, Pharoah Sanders, Cecil Taylor, Charlie Haden, ovviamente Carla Bley, Roswell Rudd, Don Cherry, Andrew Cyrille e chi più ne ha più ne metta.
Oggi il parterre dei solisti non può ovviamente essere altrettanto lussureggiante, ma il risultato è paradossalmente (neanche troppo, in realtà) più coeso, e si può pur sempre contare su exploit individuali dello stesso Mantler, di Harry Sokal e Wolfgang Puschnig, che, in materia, hanno vissuto la straordinaria avventura della Vienna Art Orchestra (quella gloriosa, degli anni Ottanta), e altri ancora.
Ne vien fuori un album superlativo, in cui il corpo orchestrale marcia ora compatto ora (più di rado) distillato in vari rivoli, con un fare sostanzialmente epico e solenne, coinvolgente, solidissimo. Si parte con "Update One" (i titoli sono diversi da quelli del '68), subito con la tromba di Mantler sugli scudi, mentre nel successivo "Update Eight" è il tenore di Sokal a districarsi (brillantemente) tra i flutti.
Sempre schiettamente corale l'impatto globale, sia quel che sia, come ribadisce "Update Nine," di tono sinfonicheggiante. Puschnig e ancora Sokal illuminano poi "Update Five," mentre il solo pianoforte apre il successivo "Update Six," sul quale si leva poi maestosa l'intera massa orchestrale, che allarga i suoi tentacoli anche su "Update Ten" (sax alto e contrabbasso, qui, i solisti), mentre più compassato si annuncia "Update Twelve Pt. 1," che poi si accende, abbracciando il vivacissimo seguito ("Pt. 2"), scivolando infine, in dissolvenza, sul brano di commiato ("Pt. 3").
Capolavoro.
Oggi il parterre dei solisti non può ovviamente essere altrettanto lussureggiante, ma il risultato è paradossalmente (neanche troppo, in realtà) più coeso, e si può pur sempre contare su exploit individuali dello stesso Mantler, di Harry Sokal e Wolfgang Puschnig, che, in materia, hanno vissuto la straordinaria avventura della Vienna Art Orchestra (quella gloriosa, degli anni Ottanta), e altri ancora.
Ne vien fuori un album superlativo, in cui il corpo orchestrale marcia ora compatto ora (più di rado) distillato in vari rivoli, con un fare sostanzialmente epico e solenne, coinvolgente, solidissimo. Si parte con "Update One" (i titoli sono diversi da quelli del '68), subito con la tromba di Mantler sugli scudi, mentre nel successivo "Update Eight" è il tenore di Sokal a districarsi (brillantemente) tra i flutti.
Sempre schiettamente corale l'impatto globale, sia quel che sia, come ribadisce "Update Nine," di tono sinfonicheggiante. Puschnig e ancora Sokal illuminano poi "Update Five," mentre il solo pianoforte apre il successivo "Update Six," sul quale si leva poi maestosa l'intera massa orchestrale, che allarga i suoi tentacoli anche su "Update Ten" (sax alto e contrabbasso, qui, i solisti), mentre più compassato si annuncia "Update Twelve Pt. 1," che poi si accende, abbracciando il vivacissimo seguito ("Pt. 2"), scivolando infine, in dissolvenza, sul brano di commiato ("Pt. 3").
Capolavoro.
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