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Testimoni del '68: Yasuhiro Fujioka

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La scomparsa di John Coltrane, il 17 Luglio del 1967, ha lasciato un grande vuoto, nel quale il jazz non riusciva a trovare più la strada. Mentre i movimenti per i diritti civili non si erano sopiti e gli scontri si susseguivano gli uni agli altri, l'eredità di Coltrane veniva onorata in lavori come Expansions (Blue Note) di McCoy Tyner, Love Cry (Impulse!) di Albert Ayler, The Way Ahead (Impulse!) di Archie Shepp, i lavori della "Jazz Composers Orchestra (JCOA)," Congliptious (Nessa) dell'Art Ensemble of Chicago, Eternal Rhythm di Don Cherry (MPS) e molti altri. Tutti dischi registrati nel 1968.

La musica conservava ancora una notevole energia e i grandi spiriti del Black Art Movement migravano da Harlem a Manhattan, come il New Heritage Theatre Group di Voza Rivers, i 50 artisti del Wesui Art Collective, la Black Art Repertory Theatre Company di Amiri Baraka...

Ci furono poi i cosiddetti movimenti del Loft Jazz e delle Coffee House, conseguenza della "British Invasion" a seguito della tournée dei Beatles del 1964 che portò anche alla chiusura di molti Jazz Club, come ad esempio il Gallery nel 1963 e il Birdland nel 1965. Quei movimenti trovarono terreno fertile specialmente nell'East Village e nel Lower East Side, come ad esempio lo Slag's Saloon sulla Terza Strada, tra le Avenue B e C, dove Sun Ra si esibiva al lunedì sera e dove era solito andare anche John Coltrane, quanto meno come spettatore (così mi disse Saeeda, la figlia di Naima [Juanita Naima Grubbs, moglie di Coltrane, N.d.T.]), dato che non sono documentate sue esibizioni in quel locale; o il White Whale, sulla Decima Strada Est, dove i trombettisti Don Cherry e Ted Carson si esibivano con i loro gruppi, così come i batteristi Dennis Charles e Ed Blackwell, il sassofonista Archie Shepp, i pianisti Sonny Clark e Freddy Redd. Il locale era angusto e il caffè terribile, ma la musica era di qualità. Altri locali conosciuti erano il Take 3, che scritturò il trio di Cecil Taylor (Jimmy Lyons all'alto sax e Sonny Murray alla batteria), il Playhouse Coffee Shop, il Café Avita e il Metro... (dal libro "Black Music" di Amiri Baraka, Akashic Books, 2010).

Comunque questo movimento merita uno studio ulteriore, per il quale intendo avvalermi dell'esperienza di Bruce Morris del 5C Cultural Center, che ne fu testimone diretto e che pertanto lo conosce molto bene.

Traduzione di Stefano Commodaro.


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