Frank Carlberg: State of the Union

L’ensemble si muove, quindi, a meraviglia e con grande affiatamento all’interno delle coordinate stilistiche determinate dal leader: un mix di testi poetici (Ginsberg, Kerouac, Stein tra gli altri) e musica moderatamente d’avanguardia, che ricorda molto da vicino alcuni lavori di Steve Lacy con Irene Aebi. Certo, il contenuto è meno sperimentale e dirompente rispetto alle opere del grande Lacy, ma possiede spessore, musicalità e fascino da vendere.

Ogni brano ha una sua storia da raccontare e brilla di luce propria, con uno spiccato pacifismo di fondo, lo stile pianistico originale di Carlberg (le spigolosità di Monk e l’essenzialità di certa musica contemporanea in convincente simbiosi) ed il comune sentire di musicisti dalle grandi qualità, a fungere da collante dell’intera registrazione.

Particolarmente interessanti risultano le tracce nelle quali al sax cool di Cheek si aggiunge quello sofisticato di Rathbun, con dialoghi intensi e vivaci in “The Word Is“, astratti con riflessi free in “A Very Valentine“. Curiosa la presenza di George Garzone, non nelle solite vesti di ispirato sassofonista ma di voce recitante nel brano che da il titolo al CD.

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