Una vocalità schiettamente pop in un contesto altrettanto schiettamente pop, se non quando a guadagnare il centro della scena sono le ance di Michael Moore, è quanto ci offre questo secondo album del cantante olandese Norbert Kögging, che proprio nella presenza (in cinque brani su nove) del sassofonista e clarinettista già nel Clusone Trio e in svariate altre espressioni della migliore scena tulipana (accanto ad Han Bennink e Misha Mengelberg, soprattutto) ha il suo elemento di maggior sorpresa.
Kögging, per parte sua, oltre a comporre tutti i brani (per la parte musicale in combutta col pianista Folkert Oosterbeek), li attraversa con la sua vocalità, come detto, piuttosto esile, generica, priva di pathos (dicendo che sta un po' fra Theo Bleckmann e Sting non vorremmo in tal senso alimentare aspettative improprie), non riuscendo a catturare se non proprio a livello di pura epidermide, ein verità neppure sino in fondonegli interventi appunto di Michael Moore.
Ne esce così un album di pura evasione e relax (a patto di non pensare che forse quello stesso tempo si potrebbe impiegare altrimenti), senza pretese né necessità alcuna di far ripartire, subito o anche in un futuro più o meno prossimo, il display del nostro lettore.
Track Listing
Prelude (Solid Soil); Yesterdays Horizon; Fly Out; Today’s Tendencies; Night Train; Wajang Scenes; Some Day Soon; Right from the Start (for Isolde); Getting Fooled.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o