John Brown: Quiet Time

"Le donne odiavano il jazz, non si capisce il motivo" cantava Paolo Conte in un celebre tema, ricordando l'Italia degli anni cinquanta. Oggi il quadro è mutato ma se avete qualche amica o amico (non esiste una specificità femminile in questo) che giudica il jazz "poco melodico" regalategli Quiet Time e cambierà idea.

In questo disco dal titolo emblematico, il contrabbassista John Brown guida un classico quintetto jazz in un repertorio di sole ballad, esaltandone al massimo la dimensione cantabile senza cadere nel soporifero o nel consueto. Con intelligenza il bassista ha scelto brani dagli splendidi profili melodici ma poco frequentati, come "Theme for Monterey" di Gerald Wilson, "When Summer Comes " di Oscar Peterson, "A Lullaby of Itsugo Village" aggiungendone qualcuno di suo. L'unica eccezione è il celebre standard "You Don't Know What Love Is."
Come scrive nelle note di copertina, Brown ha compiuto questa scelta per incentivare le persone a "fermarsi e trovare uno spazio personale, sperimentando un momento di riflessione, da soli o con qualcuno. Spero che la musica e le emozioni espresse in questo disco possano incentivarli."

La musica non va collocata tra i prodotti "New Age," funzionali alla meditazione trascendentale: è un modern mainstream dai particolari connotati lirici, con assoli cantabili e ritmi lenti. Le due voci principali sono il sassofonista Brian Miller (che ricorda Ben Webster) e il trombettista Ray Codrington, dal suono caldo e il fraseggio ispirato, sulla linea Art Farmer. La sezione ritmica supporta con discrezione.
Non c'è altro da dire. Se proprio volete regalarlo acquistatene una copia per voi: c'è il pericolo che non sappiate privarvene.

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