Brian Landrus Trio: The Deep Below

Sax baritono tra i più interessanti emersi nel decennio, Brian Landrus svela in questo disco alte doti liriche e timbriche, in undici brani di sua composizione e tre standard.
La relazione con Lonnie Plaxico e Billy Hart ha mostrato le sue potenzialità nel quartetto documentato dall'album Traverse (BlueLand, 2011) ma qui l'organico senza pianoforte dà al polistrumentista ampia libertà d'esplorazione, con risultati di grande spessore.

Landrus s'alterna anche al clarinetto basso, al sax basso e al flauto basso dando vita a un percorso d'assorta profondità espressiva sul filo del registro grave. I brani si snodano a tempo lento o moderato e si caratterizzano per chiarezza e cantabilità delle melodie, nei temi base e nelle improvvisazioni. In tre momenti Landrus s'esibisce in libere improvvisazioni, da solo al baritono, e tra queste spicca la versione di "Giant Steps," con un fugace riferimento al tema originale solo nel finale.

I percorsi narrativi costruiti da Landrus sono generalmente maestosi, si collocano in una dimensione di classicità oltre il tempo, e costruiscono una sintesi esemplare delle varie espressioni storiche che hanno caratterizzato il sax baritono, il clarinetto basso e gli altri strumenti che usa. Una sintesi creativa e affascinante che non nasce a tavolino ma dall'amore per i grandi maestri che possiamo leggere in filigrana alla base di questo disco: Harry Carney, Serge Chaloff, Jimmy Giuffre, Eric Dolphy, John Surman.

Un disco incantevole, che appagherà soprattutto gli amanti delle suggestioni timbriche gravi.

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