Dave Fabris feat. Ran Blake: Lettuce Prey

Un brano di Astor Piazzolla quasi hard-rock, Charles Mingus in versione noir, l'hendrixiana "Angel" in chitarra solitaria da brividi, "Sadness" di Ornette Coleman minimalista e lisergica, e poi Prokofiev, Ginastera, Ives. Insomma ce n'è per tutti gusti, verrebbe da dire, ma, attenzione, quello preparato da Dave Fabris è tutt'altro che un frullato misto o uno zibaldone musicale di cattivo gusto, perché Lettuce Prey è semplicemente (si fa per dire) il suo pensiero musicale corroborato dalle molteplici influenze che da sempre ne hanno caratterizzato il percorso.

E la presenza in nove dei diciassette brani del pianista Ran Blake, mentore del nostro oltre che collaboratore di lunga data in diverse incisioni anche per l'italiana Soul Note, è il valore aggiunto dell'album, il fil rouge che rende organico e ben riuscito il rischioso viaggio di Fabris attraverso musiche così differenti.

Registrato in quattro sessioni tra cui una dal vivo a Vilnius in Lituania, con musicisti dai disparati background che si alternano lungo le diciassette tracce, Lettuce Prey sorprende per la grande forza comunicativa nonostante la complessità di alcune rivisitazioni, colpisce per la freschezza che emana prorompente e soddisfa la curiosità che brano dopo brano stuzzica l'ascoltatore.

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