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Christian Wallumrod Ensemble: Outstairs
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Stabile abitante del sottobosco ECM da oltre tre lustri, Christian Wallumrod è davvero un musicista peculiare che usualmente sfugge all'analisi profonda di molte penne dell'universo della critica internazionale. Probabilmente (e, per fortuna, ci piacerebbe aggiungere) perché da almeno un ventennio riesce sistematicamente a sfuggire dall'orripilante mania dell'etichettatura. Per sfortuna sua, nei tempi moderni, questo è quasi un demerito, ed è forse proprio per questo che pochi ricordano la sua organica e multiforme discografia. Compone una musica intensa e organica; una sorta di linea di confine fra John Cage, la musica da camera e il jazz tangenziale. Una forma di piuttosto intima e silenziosa fuga dalle forme più libertarie del jazz anticonvenzionale.
Musica veramente riflessiva costruita su architetture rare e minimali, spesso angoscianti e introspettive.
Il fascino è pressoché garantito e, non per altro, siamo nel bel mezzo dei territori cari all'etichetta di Manfred Eicher, solo al mondo capace di produrre operazioni di questa caratura. L'intreccio con le più profonde filosofie sonore nordiche risulta essenziale per comprendere a fondo le intense analisi del pianista norvegese. Siano queste folk dance appena accennate o concordanti dissonanze. È musica intensa, nonostante i celebrati omaggi ai "silenzi" ECM.
La capitalizzazione dell'intero lavoro ha qualcosa di chimico e sempre straniante. Forse anche per l'intenso lavoro di ricerca delle infinite possibilità di espansione dei timbri sonori. Un brano come ad esempio "Beatknit" la dice lunga sulle potenzialità dei "colori" del suono, la tessitura, lo studio della melodia, il tempo, i ritardi...
Una sorta di "nuovo Barocco" al servizio dei tempi moderni che rende un lavoro come questo ancora una volta fuori dal tempo o forseper dirla ancora meglio"senza" il tempo.
Il backbone, la spina dorsale è l'atmosfera, è il senso intelligente della manipolazione sonora, la possibilità sempre presente del poter vedere e ascoltare le cose secondo diverse prospettive. In questo, nascosti temi folk (ovvi retaggi dell'immenso patrimonio del suo paese) fanno da guida silenziosa e quasi invisibile all'evoluzione del lavoro.
Sotto questo sole è sin troppo ovvio che i dischi di un musicista del genere restino nello scrigno di chi riesce a conquistarne il significato e poco più.
Se non amate i silenzi volutamente esagerati e le ricerche post-minimaliste, lasciate pure perdere. Se invece ricercate nuove emozioni, questo disco e un nome come quello di Wallumrød potrebbero invece illuminare il vostro cammino sulla strada dei nuovi mondi.
Di elegiache epifanie come questa, il norvegese ne centellina una ogni tanto.
Musica veramente riflessiva costruita su architetture rare e minimali, spesso angoscianti e introspettive.
Il fascino è pressoché garantito e, non per altro, siamo nel bel mezzo dei territori cari all'etichetta di Manfred Eicher, solo al mondo capace di produrre operazioni di questa caratura. L'intreccio con le più profonde filosofie sonore nordiche risulta essenziale per comprendere a fondo le intense analisi del pianista norvegese. Siano queste folk dance appena accennate o concordanti dissonanze. È musica intensa, nonostante i celebrati omaggi ai "silenzi" ECM.
La capitalizzazione dell'intero lavoro ha qualcosa di chimico e sempre straniante. Forse anche per l'intenso lavoro di ricerca delle infinite possibilità di espansione dei timbri sonori. Un brano come ad esempio "Beatknit" la dice lunga sulle potenzialità dei "colori" del suono, la tessitura, lo studio della melodia, il tempo, i ritardi...
Una sorta di "nuovo Barocco" al servizio dei tempi moderni che rende un lavoro come questo ancora una volta fuori dal tempo o forseper dirla ancora meglio"senza" il tempo.
Il backbone, la spina dorsale è l'atmosfera, è il senso intelligente della manipolazione sonora, la possibilità sempre presente del poter vedere e ascoltare le cose secondo diverse prospettive. In questo, nascosti temi folk (ovvi retaggi dell'immenso patrimonio del suo paese) fanno da guida silenziosa e quasi invisibile all'evoluzione del lavoro.
Sotto questo sole è sin troppo ovvio che i dischi di un musicista del genere restino nello scrigno di chi riesce a conquistarne il significato e poco più.
Se non amate i silenzi volutamente esagerati e le ricerche post-minimaliste, lasciate pure perdere. Se invece ricercate nuove emozioni, questo disco e un nome come quello di Wallumrød potrebbero invece illuminare il vostro cammino sulla strada dei nuovi mondi.
Di elegiache epifanie come questa, il norvegese ne centellina una ogni tanto.
Track Listing
Stille Rock; Bunadsbangla; Tridili #2; Very Slow; Startic; Beatknit; Folkskiss; Third Try; Ornament; Outstairs; Exp.
Personnel
Christian Wallumrod
pianoChristian Wallumrød: pianoforte, harmonium, toy piano; Eivind Lønning: tromba; Gjermund Larsen: violino, hardanger fiddle, viola; Espen Reinertsen: sassofono tenore; Tove Törngren: violoncello; Per Oddvar Johansen: batteria, vibrafono.
Album information
Title: Outstairs | Year Released: 2014 | Record Label: ECM Records
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About Christian Wallumrod
Instrument: Piano
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