Convergence Quartet: Owl Jacket

Il sodalizio del Convergence Quartet, benchè saltuario, rimane vitale e convincente, come dimostra questo Owl Jacket, che offre un repertorio vario e ben strutturato, arrivando a toccare le corde di un lirismo accorato, come ad esempio nell'iniziale "Dogbe Na Wo Lo," vicina a certe cose del Don Cherry "folklorico."

Una melodia curiosamente affine a quella di "'Round Midnight" si sviluppa poi ricordando "Guinea." Lo schema armonico del pianoforte permette alla cornetta di Taylor Ho Bynum di esprimere un fraseggio dolente e acre, molto toccante. È un incipit che prefigura uno spazio ampio dedicato alla pagina scritta, con il quartetto che suona parti concertate più che vagabondare con improvvisazioni astratte. E testimonia del ruolo di Harris Eisenstadt, la cui esperienza africana si riversa felicemente nelle trame della musica.

"Jacket" si presenta con un raffinato duo cornetta-pianoforte e si sviluppa con una vigorosa improvvisazione ritmica, dove sale in cattedra Alexander Hawkins con il suo pianismo spigoloso, incandescente, fino all'epilogo più spezzettato dalle percussioni. "Coyote" declina un tema di marcia in stile AACM, in cui si percepisce la lezione che Ho Bynum ha introiettato da Braxton: ripetizioni della trama tematica, enfasi su ritmi quasi circensi, dissolvenza elegante. Lo stesso approccio si nota in "Owl," con un vamp d'esordio piuttosto marziale, che poi si sfilaccia in cumuli di variazioni e ritorni a capo, e che prevede una sezione più meditativa, cameristica.

Gli interventi dei quattro sono concentrati in una conversazione sorvegliata, che dà all'ascolto reciproco un ruolo preminente. Nessuno strafa, tutti suonano con saggezza e autocontrollo.

L'ultima traccia del CD è più dedicata all'esecuzione informale, con un dialogo batteria-cornetta, raggiunti poi da piano e contrabbasso (a proposito, ottimo Dominic Lash!), fino alla risoluzione consonante-melodica del finale.

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