Trio finnico dalle geometrie ben oliate, oltre che alquanto originali, Olavi gioca molto sulla parola (scritta), oltre che sulla musica (ovviamente suonata), come appare evidente dal titolo di questo suo secondo lavoro, mentre un altro elemento che colpisce è il fatto che il trio riunisca musicisti appartenenti a tre diverse generazioni, separati quasi esattamente da vent'anni l'uno dall'altro: settantaquattro per il bassista Hauta-aho, cinquantacinque per il trombonista Hongisto, trentaquattro per il batterista Louhivuori.
Per quanto riguarda la musica, procede generalmente quieta, riflessiva (anche cerebrale, a tratti), specie allorché tace il trombone (il che accade neanche così di rado), per il resto quasi fisiologico perno attorno a cui il trio ruota. Ovviamente basilare anche il ruolo del contrabbasso, in più frangenti archettato, e più ancora della batteria, che tende a praticare un libero deambulare capace di rendere tutto molto aperto, fecondo e non stereotipato, pur in presenza, qua e là, di episodiche fasi di lieve risacca creativa.
In definitiva un album di sicuro spessore che ci apre una finestra in più sul fascinoso universo del jazz scandinavo.
Track Listing
Downhill; Oh, La Vie!; Kalle Killi; Shoulder Twist; Forest Walk; Hustle and Bustle; Sideways; Chaplin; Drum Song; Whisperer; Hurry Up!; Evening Song; Kun Ilta Ehtii.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o