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Evan Parker, Barry Guy, Paul Lytton: Live at Maya Recordings Festival

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Evan Parker, Barry Guy, Paul Lytton: Live at Maya Recordings Festival
Ci sono musicisti che indagano per tutta la loro vicenda artistica la stessa musica. Lo fanno con assoluta convinzione, concentrazione sugli obiettivi (estetici, tecnici, espressivi), con ampia varietà di dettagli e comunque all'interno di un quadro globale di sviluppo dove non mancano le sorprese, le digressioni, le smentite seppur coerenti. Forse i grandi artisti hanno sempre seguito questa logica: Omero, pur cambiando punto di vista, non ha scritto costantemente degli stessi temi? E Bach, Cervantes, Dostoewskij, Balzac, fino alle variazioni infinite su un tema di Morandi e Giacometti?

Evan Parker, Barry Guy e Paul Lytton, senatori della scena europea che muove i propri passi dall'improvvisazione e dalla composizione istantanea derivata da Coltrane (ma certo, pure Monk) e dalla musica colta contemporanea, si ergono ancora con autorevole pregnanza, insieme a pochi altri (Han Bennink, Misha Mengelberg, Alexander von Schlippenbach tra questi) sanciscono la forza inossidabile della loro musica, sempre simile a se stessa ma sempre catalizzatrice di nuovo senso, di bagliori, luminosità, moti interni meravigliosamente tendenti verso l'ignoto.

I tre impavidi incrociarono i propri strumenti (e la propria meravigliosa, sapiente creatività) a Winterthur, in occasione del Maya Recordings Festival, che nel 2011 celebrava i vent'anni di attività dell'etichetta Maya Records, legata a Guy e alla sua compagna, la violinista Maya Homburger. In un programma che mescolava virtuosamente concerti di musica barocca e contemporanea, scaturì la perla che possiamo ammirare in questa pubblicazione della benemerita NoBusiness Records. I riferimenti all'attività geologica e vulcanica sono presenti nel brano che apre la performance: le ossidiane sono notoriamente rocce magmatiche derivate dal rapido raffreddamento di magmi. Hanno colore nero lucido e spigoli taglienti. Per tanti versi le caratteristiche di questa musica.

Il lungo "Obsidian" (più di 22 minuti) traccia un percorso dalla rarefazione alla densità magmatica, condotto con la forza di cui sono capaci i tre maestri. Il sax tenore di Parker si libra con un'eleganza sempre soggetta alla frantumazione, al moto improvviso, al contrasto tra episodi rilassati e sobbalzi tellurici. Poesia aspra e abrasiva, nodosa e corrusca, incrociata al lavoro degli altri due solisti. Quando le voci convergono e sembrano focalizzarsi su un'unica onda, la forza diventa irresistibile, titanica. Quando il respiro si fa rarefatto, assistiamo alla costruzione di arabeschi dalla fine fattura.

"Chert" (sempre in tema geologico) esordisce con un lungo intervento in solo del soprano di Parker, al suo solito denso di salti di registro, di suoni che si incalzano e si accavallano, con i quali il solista sembra giocare come il gatto col topo: li lascia sfuggire al controllo per riacciuffarli nel proprio dominio. Il contrabbasso con l'archetto lo incontra poi in un dialogo sorprendente. "Scoria" chiude percorrendo ancora l'itinerario dalla rarefazione alla densità ribollente, in un crescendo davvero straordinario.

Track Listing

Obsidian; Chert; Gabbro; Scoria.

Personnel

Evan Parker: sax soprano e tenore; Barry Guy: contrabbasso; Paul Lytton: batteria.

Album information

Title: Live at Maya Recordings Festival | Year Released: 2014 | Record Label: NoBusiness Records


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