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Kimmo Pohjonen & Eric Echampard al Teatro Manzoni di Milano

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Aperitivo in concerto
Teatro Manzoni -Milano -08.02.2015




Le modalità con cui la fisarmonica è entrata a far parte della tradizione musicale finlandese sono sconosciute. Certo è che, come riporta il sito del festival internazionale Sata- Häme Soi, la fisarmonica è lo specchio dell'anima finlandese. Crea felicità, gioia, e una buona atmosfera.

Sicuramente, alla diffusione dello strumento ha contribuito la passione che il popolo finlandese nutre per il tango. Sia nella sua forma argentina che in quella autoctona. Per chi fosse interessato ad approfondire, suggeriamo il documentatissimo e divertente libro "Il tango è la mia passione" di Mauro Antero Numminen (Edizioni Socrates).

Tra i molti valenti fisarmonicisti che animano la scena finlandese, Kimmo Pohjonen è senza dubbio quello che gode di maggiore visibilità internazionale. Grazie ad alcune collaborazioni con rockstar come David Bowie, e ad una vulcanica personalità che lo ha portato a spaziare dalle situazioni più estreme (ad esempio performance con wrestlers o con macchine agricole), ad ambiti più canonicamente "colti" come il progetto Uniko realizzato con Samuli Kosminen e il Kronos Quartet.

Inevitabile, per un personaggio di tal fatta, incrociare prima o poi la sua strada con una musica aperta e fatta di contaminazioni come il jazz. E dunque con un musicista molto aperto e che vive di contaminazioni come il francese Eric Echampard.

Nonostante la loro collaborazione risalga all'ormai lontano 2001, i due erano, qui al Teatro Manzoni di Milano, alla loro prima (e unica) data italiana. Il concerto si è sviluppato secondo i più classici schemi del dialogo a due: un canovaccio di base, qualche abbozzo di tema, ampio spazio all'improvvisazione. Un'improvvisazione in verità poco jazzistica, sia nello spirito che nel linguaggio. Un'improvvisazione orientata, piuttosto, al tribale, alla ricerca di un'energia ancestrale per mezzo (ed in questo ci vediamo una stimolante contraddizione) di elaborazioni elettroniche.

Come sempre accade in situazioni estremamente libere, anche questo concerto si è mosso tra alti e bassi, tra frammenti dispersivi in cui il bandolo della matassa sembra sfuggire, e momenti di grande intensità. Nel complesso, Pohjonen e Echampard hanno comunque dato vita ad una performance godibile, che ha saputo coinvolgere ed entusiasmare il pubblico, e che ha avuto il merito di portare la tribù dei jazzofili in territori che abitualmente non frequenta.

Interessante.

Foto
Roberto Cifarelli

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