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Aram Shelton - Kjell Nordeson: Incline

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Aram Shelton - Kjell Nordeson: Incline
Si fa presto a dire interplay. Ma poi, quando ti capita di imbatterti in un disco come questo, capisci che suonare con gli altri, ascoltarsi e ascoltare, aprire cuore e orecchie, può anche non bastare. La scintilla, la perfetta comunione di intenti, è qualcosa che va al di là. La meccanica (azione-reazione) non c'entra, e nemmeno il cervello. Difficilissimo spiegare; impossibile non sentire quando la chimica è quella giusta, quando il respiro è uno solo.

A far incontrare Kjell Nordeson e Aram Shelton, probabilmente, è stata Chicago, che entrambi hanno frequentato (e continuano a frequentare) pur non essendoci nati. O forse la California: Nordeson, batterista del fu - purtroppo tocca usare il passato remoto - AALY trio e degli Angles, è svedese di Stoccolma ma da qualche anno vive a San Francisco; Shelton è originario della Florida ma di recente si è stabilito a Oakland per studiare al Mills College. Fine della sciarada geografica? Manco per idea, perché il primo disco in duo hanno deciso di registrarlo a Incline Village, nel Nevada, sulle sponde del lago Tahoe, a due passi da Reno. Tanto per dire che le strade del jazz, come quelle del Signore, sono infinite.

Infinite e quasi mai parallele. E così, dopo essersi annusati nel quartetto Cylinder, eccoli faccia a faccia, Kjell e Aram, un solo respiro e una chimica prodigiosa.

"Village," in apertura, è un piccolo-grande saggio di empatia. Nordeson lavora soprattutto sulle pelli, alla maniera di un Milford Graves; Shelton fa molto di più che interagire. Le trame del sassofonista, che per l'occasione si dedica esclusivamente al contralto, si diramano e si propagano. Siamo abituati a immaginare l'improvvisazione come un qualcosa di discorsivo, lineare, che da un punto A, seguendo percorsi più o meno accidentati, arriva a un punto B. Con Shelton lo schema non funziona. Il pensiero musicale è multi-direzionale. Con piglio ossessivo, le idee vengono dissezionate, soppesate. Il contralto indugia, indugia ancora, ripete, ripete, introduce piccole variazioni, si scansa, ritorna; in un crescendo che Nordeson gestisce con intelligenza e discrezione. Fino ad arrivare, senza nemmeno accorgersene, al climax finale: la batteria incagliata su un controtempo e un altissimo del sax sospeso per qualche secondo prima del sipario.

Non da meno "Plane," che esalta la pronuncia carnale e straziante di Shelton, un po' Dolphy, un po' Tchicai e un po' Roscoe Mitchell. Oppure la ieratica "Grade," cesellata nel silenzio di un tempio zen. Il meglio? L'uno-due piazzato in chiusura: "Soles," che il drumming ipercinetico di Nordeson (dalle risorse timbriche infinite) trasforma in una bruciante cavalcata, e "Slope," meditazione più rarefatta che solo verso i quattro minuti si coagula in una placida nenia orientaleggiante.

File under "dischi dell'anno".

Visita i siti di Aram Shelton e Kjell Nordeson.

Track Listing

1. Village - 5:57; 2. Tower - 2:16; 3. Plane - 4:29; 4. Orbit 3:24; 5. Test - 5:53; 6. Grade - 5:04; 7. Rig - 1:58; 8. Soles - 6:33; 9. Slope - 8:07.

Personnel

Aram Shelton
saxophone

Aram Shelton (sax contralto); Kjell Nordeson (batteria).

Album information

Title: Incline | Year Released: 2012


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