L'improvvisazione come cinepresa, in grado di esplorare tutto ciò che la circonda, e l'improvvisazione come macchina fotografica che di quella esplorazione ne coglie, il momento, l'unicità, l'istantaneità. Sono così i flash, gli umori e i pensieri tradotti in suoni, senza apparente filo logico, semplicemente come fermo immagine di una moltitudine di sensazioni tra le quali per districarsi bisogna scegliere un criterio per fare ordine. Per ottenere ciò Joe Morris allestisce una formazione non del tutto tradizionale, decisamente sbilanciata sul versante cordofono. Oltre alla sua chitarra seminale, alle pelli e ai metalli del fido Luther Gray, convoca l'interessante violinista Katt Hernandez e l'eclettica violoncellista Junko Fujiwara Simons.
Ma a dispetto dell'eccellente qualità media della sua sterminata produzione e proprio per le aspettative che ogni suo lavoro legittimamente solleva, dobbiamo dire che Camera è lungi dall'annoverarsi tra le sue cose migliori. La qualità dell'esecuzione non si discute, s'intende, ma manca quell'incisività, quella capacità di cogliere il segno con pochi movimenti e poche note, quella visione complessiva che accompagna anche le produzioni più ardite e apparentemente indecifrabili, che sono il marchio di fabbrica del grande chitarrista e compositore. E proprio quest'ultimo ci sembra l'anello debole della catena musicale di Mr. Morris. Il maestro e i suoi compagni di viaggio giostrano di buon grado tra micro-tonalità, ampie sezioni cameristiche, marcate dissonanze ma le foto che scattano ci appaiono leggermente sfocate e a tratti fuori campo.
Track Listing
01. Person in a Place; 02. Street Scene; 03. Angle of Incidence; 04. Evocative Shadow; 05. Patterns on Faces; 06. Reflected Object.
Tutte le composizioni sono di Joe Morris.
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