Steven Bernstein, Paolo Fresu, Gianluca Petrella, Marcus Rojas: Brass Bang!

All'inizio c'è la voce di Steve Bernstein che su un sottofondo di fanfara snocciola una sequenza di frasi in italiano maccheronico, da turista fai da te, poi irrompe Duke Ellington, la sua "Black and Tan Fantasy" ha pienezza orchestrale, colori vividi e sorprendente delicatezza. Anche i Rolling Stones? Così parrebbe perché l'inconfondibile melodia di "As Tears Go By" si svela solo dopo quasi sei minuti di sonorità misteriose, siderali, richiami dallo spazio o dalle profondità marine che improvvisamente si assemblano e diventano riconoscibili.

Ma le sorprese non finiscono qui perché troviamo un Handel quasi "mariachi," Palestrina austero ma commovente, il Jimi Hendrix di "Manic Depression" in versione fantasmagorica, un classico della musica italiana come "Guarda che luna" -portato al successo da Fred Buscaglione -filologicamente spiritosa e sognante. E inoltre composizioni originali che condensano in pochi minuti visioni ed estetiche personali ma funzionano altresì da collante ad un materiale così differenziato.

Solo quattro musicisti eclettici, trasversali e abituati alle contaminazioni come i protagonisti di Brass Bang! potevano mettere in piedi un progetto del genere evitando il rischio del pastiche di cattivo gusto. E da un quartetto di ottoni non poteva certo mancare il ricordo di un grande della musica afroamericana come Lester Bowie, omaggiato con "Zero," brano dall'impianto melodico e ritmico accattivante che esalta la tuba di Marcus Rojas, vero e proprio elemento nevralgico del supergruppo.

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