Louis Moholo: Bra Louis - Bra Tebs / Spirits Rejoice!

Questo meraviglioso doppio CD celebra il passato ripubblicando Spirits Rejoice!, l'album più noto (e forse più bello) della sua discografia, e riafferma il valore della sua musica con Bra Louis - Bra Tebs, un lavoro in settetto del 1995, finora inedito.

Moholo è l'ultimo rimasto di quel gruppo di musicisti sudafricani esuli in Europa dalla metà degli anni sessanta: Chris McGregor, Johnny Dyani, Harry Miller, Dudu Pukwana, Mongezi Feza.

Stanchi del razzismo e dell'apartheid si stabilirono a Londra contribuendo alla sintesi con gran parte dell'avanguardia europea: Evan Parker, Kenny Wheeler, Radu Malfatti, Keith Tippett, Willem Breuker, Irene Schweizer, Steve Lacy, Trevor Watts, Peter Broetzmann e molti altri.

Una stagione che ha offerto momenti esaltanti a partire dal primissimo organico, i Blue Notes, fino ai successivi Brotherhood of Breath, gli Isipingo di Harry Miller, il Moholo's Unit, l'ottetto Spirits Rejoice, il settetto Viva la Black. Una grande stagione vissuta da Moholo con passione ma anche con l'amarezza dello sradicamento.

"Se potessi rinascere, sapendo di dover andare in esilio, rinuncerei perché l'esilio è una porcheria - disse Moholo a Wire nel 1991 - Molte volte ho sentito Dudu dire che avrebbe preferito le difficoltà del Sud Africa piuttosto che affrontare la musica qui. Perché in Sud Africa, pur con l'oppressione e tutto il resto, noi ancora suonavamo innocentemente e non sapevamo nemmeno che cosa fossero i manager e le banche! Qui bisogna trattare con loro, con le tasse e con tutta quella robaccia. In Sud Africa, almeno la musica era tua".

L'incontro con il free, per Moholo e compagni, non fu affatto sconvolgente (la free music ci portò "indietro nel futuro" disse poi il batterista con una frase emblematica) perché il complesso, patrimonio ritmico e metrico africano rendeva tutto naturale. Moholo e compagni impedirono all'avanguardia europea d'intellettualizzarsi troppo, fecondandola con la formidabile (solo apparentemente "spontanea") pratica musicale tradizionale.

Tutto questo è evidente in Spirits Rejoice!, un capolavoro ancora esaltante nonostante siano trascorsi quasi tre decenni dalla sua incisione (la session ebbe luogo il 24 gennaio 1978). Un concentrato di energia e lirismo, che a tratti ricorda Ascension di John Coltrane. Accanto ai colleghi sudafricani che strutturarono la parte ritmica (e scrissero i magnifici temi) s'unirono cinque grandi improvvisatori bianchi: il trombettista Kenny Wheeler, il sassofonista tenore Evan Parker, il pianista Keith Tippett ed i trombonisti Nick Evans e Radu Malfatti. L'originalità del lavoro (una cosa che ancora oggi colpisce) era la sintesi tra splendide melodie (solenni come "Wedding Hymn" e "You Ain't Gonna Know Me" o toccanti come "Amaxesha Osizi") e le vociferanti parti collettive. Inutile entrare nei dettagli: il poliritmico drumming di Moholo era un formidabile e instancabile sostegno per magnifici assoli.

Registrato a Londra nel 1995 Bra Louis - Bra Tebs, vede protagonista l'organico Viva La Black con cui Moholo aveva svolto un trionfale tour in Sud Africa due anni prima (lo testimonia il CD Freedom Tour: Live in South Africa, 1993, Ogun 006). La formazione vedeva presenti gran parte dei componenti del gruppo, come i sassofonisti Tobias Delius e Jason Yarde, il trombettista Claude Deppa, il pianista Pule Pheto e il contrabbassista Roberto Bellatalla. Mancava solo Sean Bergin, sostituito dalla cantante Francine Luce.

Non ha ovviamente senso fare i confronti con Spirits Rejoice!. Bra Louis - Bra Tebs è un'altra cosa, comunque un'ottimo lavoro, capace di estendere la corale espressività del free verso ambiti nuovi. Le stentoree voci strumentali di Claude Deppa e Tobias Delius si legano alla duttile espressività della cantante, capace di un canto acre come di lucenti aperture di registro. La dimensione iterativa e ritualistica è ancor più palpitante e coinvolgente.

Tra i momenti migliori ricordiamo la versione dello spiritual "Motherless Child", che si snoda su un ostinato di basso; l'espressionistico "Yes Baby No Baby" dall'insolito svolgimento free; il ritualistico e drammatico "Sonke".

Anche in questo lavoro il drumming di Moholo è una fonte inesauribile di impulsi, frammentazioni e alterazioni ritmiche che ne riafferma l'importanza anche dal punto di vista strettamente strumentale.

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