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Alberto Tacchini e il Questionario di Proust
Alberto Tacchini Sono una persona eclettica e alcuni vedono questo come un'immaturità, come il non avere ancora fatto una scelta. Invece ci sono tante cose, che ho scoperto ascoltando dischi in cui mi riconosco, tra le quali non voglio scegliere. Ho sempre invidiato quelli che riescono a partire con un'idea forte. Io invece sono molto curioso e quindi per me vale sempre la pena di ascoltare, elaborare, imparare...
AAJ La qualità che desidero nei musicisti che suonano con me.
A.T. Suonare, dal punto di vista operativo, significa non decidere troppo. Non vado molto d'accordo con i musicisti che a priori decidono di suonare (o di non suonare) in un certo modo, ad esempio mai uscire dal tempo o dal giro armonico o, viceversa, non starci mai dentro. Da questo punto di vista il mio più grande riferimento è Paul Bley, che quando si siede allo strumento suona, e poi può venirne fuori qualunque cosa. Non vado molto d'accordo con la carta. Più si scrive e più ci si allontana dalla possibilità dell'azione estemporanea.
AAJ Come musicista, il momento in cui sono stato più felice.
A.T. Mi considero un miracolato. Faccio questo mestiere da più di vent'anni e ho sempre suonato quello che volevo. Questa è una situazione di privilegio assoluto. Forse il momento più bello è stato la prima edizione del festival Ah-Um. Questo perché oltre che suonare, ero coinvolto in prima persona nell'organizzazione del festival e dell'associazione (insieme a Paolo Botti, Tito Mangialajo e Antonio Ribatti)
AAJ Come musicista, il mio principale difetto.
A.T. Forse sono eccessivamente severo, pignolo, e questo comporta il rischio dell'inconcludenza, perché le cose vanno anche suonate al momento giusto. Non puoi tenerle nel cassetto, altrimenti invecchiano.
AAJ La mia più grande paura quando suono.
A.T. Non ho nessuna paura. Paura è eccessivo. Mi dispiace quando non riesco a stabilire un minimo di rapporto con il pubblico, oppure quando non riesco a trovare la giusta concentrazione.
AAJ Sogno di suonare.
A.T. Non sogno niente, spero di suonare un po' di più.
AAJ La mia fonte di ispirazione.
A.T. I momenti privati della vita, legati ad incontri, esperienze. I rapporti con le persone, con le grandi opere d'arte. Dipende da cosa uno guarda, legge, ascolta... Sicuramente non la contemplazione, sono molto distante da questa forma da cartolina, romantica, ottocentesca. Non mi ritengo un musicista, sono un artigiano. Ogni giorno vado nel mio studio, tiro su la clèr e lavoro ad un progetto. Mi dà fastidio quando sento parlare di arte. E' una parola molto abusata, verso la quale bisognerebbe avere molto più pudore.
AAJ I miei musicisti preferiti.
A.T. I coraggiosi: Lennie Tristano, Miles Davis, Charles Mingus, Frank Zappa, Robert Fripp, John Cage, Thelonious Monk...
AAJ I miei dischi da isola deserta.
A.T. Non posso rispondere, farei un torto a me stesso scegliendone alcuni e privandomi di altrettanta musica meravigliosa. Come fai a lasciare a casa "Portrait in Jazz" di Bill Evans?
AAJ La canzone che fischio sotto la doccia.
A.T. Tante e di tutti i generi.
AAJ I miei pittori preferiti.
A.T. Van Gogh, Hopper, Boccioni, Kandinski e poi, sempre per questa cosa del coraggio, Fontana. Ho un debole per Magritte.
AAJ I miei film preferiti.
A.T. L'opera integrale di Kubrick, "Frankenstein Junior," "Prendi i soldi e scappa."
AAJ I miei scrittori preferiti.
A.T. Gli italiani del dopoguerra. Calvino, Buzzati, Flaiano. E poi mi piacciono i saggi, i manuali degli artisti. Ho letto un tascabile di Bruno Munari, "Fantasia," che è bellissimo. E poi trovo utilissimi per il mio lavoro, a proposito delle fonti di ispirazione di cui parlavamo prima, anche libri come la "Grammatica della Fantasia" di Rodari o "Scritti intorno alla musica" di Kandinski.
AAJ La mia occupazione preferita.
A.T. Dopo essere stato piuttosto caustico, potrei concedermi un minimo di dolcezza e risponderti fare il papà.
AAJ Il dono di natura che vorrei avere.
A.T. Mi piacerebbe saper danzare, e invece ho un'inibizione totale, non ho mai capito perchè.
AAJ Nella musica, la cosa che detesto di più.
A.T. Sono due. Una è l'autocompiacimento. L'altra è l'essere ruffiano, ammiccare.
AAJ Gli errori musicali che mi ispirano maggiore indulgenza.
A.T. Quando ti rendi conto che chi sta suonando rischia, ovviamente non per il piacere dell'azzardo ma per dare un valore aggiunto.
AAJ Il pezzo che vorrei venisse suonato al mio funerale.
A.T. Niente. Direi che il mio funerale dovrebbe essere in forma anonima. Non ci dovrebbe essere. Ai funerali mi sono sempre sentito a disagio. Sono una cerimonia inutile.
AAJ Lo stato attuale della mia attività musicale.
A.T. Ho ancora diversi progetti da realizzare, uno dei quali, registrato con Massimo Falascone e Cristiano Calcagnile, verrà pubblicato nei prossimi mesi. Con una nota leggermente polemica, aggiungo che spero non solo di realizzarli, ma anche di poterli presentare.
AAJ Il mio motto.
A.T. Non ho un motto.
Foto
Luciano Rossetti.
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