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Ah-Um Milano Jazz Festival - XII Edizione
Milano
19-24.05.2014
Nei giorni in cui la Milano dell'Expo, con le sue ingenti risorse, si scopriva(im)prevedibilmente?infiltrata da personaggi di dubbia moralità, un'altra Milano, quella del jazz, con pochi mezzi e tanta buona volontà, si impegnava per rendere la città un posto piacevole da vivere ed abitare.
Giunto alla sua dodicesima edizione, l'Ah-Um non è infatti un semplice festival jazz. Di quelli è pieno il mondo. Nella sua essenza più vera e profonda, l'Ah-Um Milano Jazz Festival rappresenta piuttosto un diverso modo di concepire la vita di un quartiere e di una città. È il sognoche per una settimana diventa realtàdi una città in cui mostre e concerti trovano spazio in luoghi (laboratori, pasticcerie, ristoranti) solitamente preposti ad altre attività. In cui i quartieri sono sommersi di iniziative culturali. In cui giovani musicisti e gruppi emergenti trovano spazi in cui esibirsi. In cui il jazz, per una volta, diventa colonna sonora della vita di quartiere.
Resta da capire se Milano è in grado di cogliere ed apprezzare il valore di iniziative come questa. Perchè se l'affluenza di pubblico ai concertigratuitiin locali e gallerie è stata come di consueto ottima, in questa edizione il riscontro ottenuto nei concerti maggioria pagamentoè stato meno soddisfacente. Nonostante il prezzo dei biglietti fosse corretto ed accessibile, ed i musicisti presentati più che meritevoli di interesse e partecipazione (il progetto su Sun Ra della big band di Riccardo Luppi, il solo di Carlo Morena, il quartetto di Tommaso Starace con le immagini di Gianni Berengo Gardin, il duo Guido BombardieriFausto Beccalossi, il quintetto Acrobats di Tino Tracanna). L'entusiasmo dei presenti, al termine di tali concerti, parla chiaro.
Tuttavia, se su un bacino di oltre un milione di abitanti (senza contare l'hinterland) si fatica ad arrivare alle cento persone in sala per concerti di questo livello, viene il dubbio che il pubblico milanese, ormai assuefatto alla logica dei grandi eventi ed al relativo corollario del tutto gratuito, oppure a quellaapparentemente opposta ma in realtà assai contiguadella location fighetta e modaiola a prezzi esorbitanti, fatichi a mettere mano al portafogli se non per grandissimi nomi di rilievo internazionale.
E scoraggianti sono anche alcuni episodi al limite del comico verificatisi nel corso del festival, quali l'assenza di esponenti di alcune delle tante parrocchie in cui si divide il jazz cittadino (se gli organizzatori dell'Ah-Um hanno un merito, è proprio quello di tenere le porte del festival aperte ad ogni tipo di jazz), o la presenza tra il pubblico di un famoso direttore artistico di un famoso jazz club del quartiere, che però non aderisce al circuito del festival.
Dopo quattordici anni di attività, gli organizzatori dell'Ah-Um hanno tuttavia spalle larghe e solide, e siamo certi che per le prossime edizioni sapranno inventarsi nuove modalità per coinvolgere e stimolare la curiosità del pubblico milanese. La città ne ha più che mai bisogno.
Foto
Matteo Serratoni.
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Instrument: Woodwinds
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